Autismo, i fondi della Regione sono insufficienti: subito nuove risorse e confronto con le associazioni

autismo“I fondi stanziati dalla Regione per i progetti di sostegno contro l’autismo sono assolutamente insufficienti. Le associazioni sono state estromesse dai tavoli tecnici con il risultato che il nuovo PRIA conterrà interventi totalmente inefficaci, riproponendo errori che dovevano e potevano essere corretti”. È questo l’allarme lanciato da Raffaella Sensoli, consigliera regionale del M5S e vicepresidente della Commissione Sanità che, all’indomani della audizione in Regione della associazioni che si occupano di autismo, ha presentato una interrogazione e una risoluzione per chiedere alla Giunta di correre ai ripari rispetto alle decisioni prese sul “Programma regionale integrato per l’assistenza alle persone con disturbi dello spettro autistico” (PRIA) che l’Emilia-Romagna, dopo due anni di vuoto normativo, si appresta a varare.

“La decisione di non istituire tavoli tecnici con le associazioni sta creando una situazione a dir poco paradossale – spiega Raffaella Sensoli – Non solo non si correggono gli errori di valutazione fatti durante i due precedenti programmi (2008/2010 e 2011/2013) ma addirittura se ne ripropongono i contenuti mettendo così a rischio i passi in avanti che sono stati fatti negli ultimi anni”. L’autismo nella nostra regione colpisce il 3% della popolazione nella fascia di età che va dai 0 ai 18 anni, con un aumento di casi accertati ogni anno del 15%. Le terapie intensive, se programmate nei primi anni di vita, producono risultati tangibili nell’85% dei casi, con recupero totale e perdita della diagnosi nel 6-7% di essi.

“Le ore previste per i percorsi psicoeducativi individuate dal PRIA sono assolutamente insufficienti anche perché lascerebbero da soli i bambini nel delicatissimo momento di passaggio dalla scuola materna a quella elementare – aggiunge Raffaella Sensoli – In più la Regione di fatto scarica sul settore sociale, e quindi sui Comuni, la gestione del soggetto in condizione autistica, dimenticando o facendo finta di non sapere che la pertinenza è prevalentemente sanitaria”. Nella sua interrogazione la consigliera regionale del M5S pone l’accento sui servizi di assistenza sempre più esternalizzati a società private e cooperative che non garantirebbero la sufficiente formazione del personale.

“Molto spesso, infatti, questi soggetti in nome del risparmio e del maggior utile d’esercizio, non effettuano gli indispensabili corsi di formazione e aggiornamento del personale con il risultato che gli operatori non formati si riducono ad un’azione di babysitteraggio assolutamente non terapeutico – aggiunge Raffaella Sensoli – Per non parlare delle liste di attesa che al momento arrivano fino a 3 anni dalla data di diagnosi al primo trattamento, costringendo spesso i genitori a rivolgersi a terapie a pagamento, creando profonde diseguaglianze tra chi può permetterselo e chi no. Non oso immaginare la disperazione di quei genitori che non possono pagare le terapie e sono costrette ad attendere anni per curare il proprio bambino, oppure che ricevono i servizi a singhiozzo a causa del precariato degli operatori che spesso attendono mesi prima del rinnovo del contratto. Ecco perché la Regione deve avviare al più presto un tavolo di confronto con le associazioni di riferimento e recepirne le necessità. La politica deve recepire le richieste dei cittadini e trasformarle in azioni concrete e non calare dall’alto decisioni che il più delle volte si dimostrano inadeguate ed insufficienti, specialmente se si tratta di categorie deboli. Continuare a ripetere gli stessi errori su un tema così importante e delicato sarebbe un grave danno per tutti”.