Camelot, quando si vince facile a perdere sono tutti

immigratiQuando si vince facile perdono tutti, soprattutto i territori. E se una gara viene vinta dall’unico partecipante che, guarda un po’, era anche il soggetto cui era stato fatto dal Comune un affidamento poi revocato a seguito delle osservazioni l’Autorità nazionale anticorruzione, siamo evidentemente di fronte ad un monopolio. E i monopoli non fanno mai bene a nessuno, se non ai monopolisti. Non nascondiamoci che la gara per l’individuazione di un soggetto del terzo settore per l’accoglienza, la tutela e l’integrazione a favore di richiedenti asilo per l’anno 2016 è stata indetta per forza, solo a seguito delle richieste dell’ANAC in merito all’affidamento diretto già approvato in favore di Camelot: come al solito affidamenti diretti e come al solito cooperative.  La gara ha richiesto requisiti stringenti. Bene, viva il merito. Forse anche i requisiti così stringenti hanno fatto sì che non si siano determinate le condizioni per una maggiore partecipazione di altri soggetti.

 Il fatto è che se per anni si procede con assegnazioni continue agli stessi soggetti, questi poi maturano un “curriculum” ed un’esperienza sostanzialmente non riproducibile da nessun altro.  E se la gara mi chiede di dimostrare proprio quel requisito (per esempio dieci anni di esperienza nella gestione dei centri aderenti alla rete di protezione e accoglienza integrata Sprar, con importi che non dovevano essere inferiori, complessivamente, a 2 milioni) è evidente che difficilmente potranno esserci concorrenti. La libera concorrenza e la trasparenza delle scelte hanno bisogni di atti formali coerenti (gare e non assegnazioni dirette per capirci), ma hanno bisogno, soprattutto, che alla forma corrisponda la realtà.

Se costruisco gare con requisiti probabilmente posseduti solo da uno o pochi soggetti, se per anni lo stesso soggetto privato (cooperativo) ha potuto costruirsi esperienze, competenze e curriculum aziendale attraverso incarichi e commesse costantemente assegnate, vuol dire che il pubblico ha costruito una creatura a sua immagine e somiglianza, un’agenzia, una specie di municipalizzata, costituita però da un’impresa privata. Certo Camelot sarà contenta di avere vinto. Ma non dovrebbe essere contento né il Comune né il sistema pubblico nel suo complesso quando ci sono gare cui non partecipa nessuno se non chi aveva “vinto” il solito affidamento.

Quando il M5S chiede di cambiare politica, di promuovere la concorrenza e la trasparenza, anche in questo campo, lo fa pensando alle forme (le gare), ma anche e soprattutto alla sostanza, per evitare che si riproduca un monopolio creato dalle stesse scelte delle amministrazioni e dalla oggettiva vicinanza fra enti locali, partiti e parti del sistema imprenditoriale (cooperativo). Continueremo ad insistere affinché la trasparenza ed i controlli sulle attività, specialmente cooperative, siano veramente efficaci per tutelare i lavoratori, i fruitori dei servizi e anche quelle piccole imprese che onestamente lavorano nel vero spirito della cooperazione.

Raffaella Sensoli