“I dati parlano chiaro, gli arresti effettuati dalle forze dell’ordine nell’inchiesta Aemilia sul territorio regionale e il numero di beni confiscati mettono in evidenza che parlare d’infiltrazione mafiosa in Emilia-Romagna è sottovalutare la realtà, occorre cambiare il quadro concettuale, oggi il fenomeno rappresenta una vera e propria emergenza, acuita dalla crisi economica e occupazionale in corso. Ecco perché abbiamo proposto e ottenuto in commissione che nel testo unico si utilizzi una volta per tutte il termine “radicamento”, che non è solo una precisazione ma un approccio nuovo al problema, perché deve essere chiaro che gli interventi regionali vanno concentrati oggi principalmente sul contrasto al radicamento di tutte le forme di criminalità organizzata, sia essa mafiosa o derivante da ‘ndrangheta, camorra o altre organizzazioni criminali. Oggi la nostra regolamentazione sembra incentrata su azioni di tipo preventivo; occorre cambiare marcia e puntare allo sradicamento con azioni più incisive, che spesso sono bloccate per mancanza di competenza in materia da parte della Regione: in commissione abbiamo proposto con degli emendamenti, azioni che sono al limite delle competenze regionali volutamente perché sappiamo che con i soli proponimenti non si va molto lontano”.
È l’appello lanciato da Giulia Gibertoni (M5S) il giorno dell’esame dell’articolato del testo unico in commissione. Su un emendamento M5S, il relatore di maggioranza si è riservato di effettuare un approfondimento: l’emendamento è relativo alla proposta di uno strumento informatico (software) per monitorare il fenomeno su tutto il territorio regionale, che sia in grado di attivare un sistema attento di controllo della filiera dei contratti e dei subcontratti tra le stazioni appaltanti ed i vincitori delle gare. Troppi però gli emendamenti respinti, in particolare sulla questione degli appalti pubblici. Giulia Gibertoni resta critica per quanto riguarda il sistema degli appalti pubblici ritenendo che la Regione debba fare di più visto che la normativa regionale attualmente vigente “non è sufficiente a bloccare realmente il fenomeno della corruzione in questo settore”. Servono maggiori attività di vigilanza. Poi nel settore cave, serve un monitoraggio vero. Dalle inchieste degli ultimi anni sulla criminalità organizzata, emerge che chi vuole controllare il territorio mira innanzitutto a controllare le cave. Inoltre le cave vengono usate anche per smaltire illecitamente rifiuti. La Regione si faccia promotrice di accordi con le autorità competenti per contrastare il fenomeno, evidentemente finora i protocolli sono stati troppo generici e non hanno trovato una applicazione pratica.
“Oltre a questo abbiamo proposto un codice di autoregolamentazione per i consiglieri regionali in materia di legalità e contrasto alla corruzione, con adozione della carta di Avviso Pubblico: anche questo è stato bocciato. Per evitare fenomeni corruttivi abbiamo proposto di introdurre anche il divieto di sovvenzioni, contributi, sussidi e ausili finanziari ad associazioni, fondazioni e società, ivi incluse quelle cooperative, che contribuiscano con donazioni in denaro superiori a 5000 euro, a favore di liste elettorali e candidati con cariche elettive regionali. Bocciatura anche per questo.Infine la consigliera fa notare il rifiuto della maggioranza di accogliere la proposta del Movimento 5 Stelle di istituire una commissione ordinaria sulla legalità, un controsenso visto che nel merito la maggioranza dichiara spesso di condividere l’assunto e l’idea eppure sembra che non sia mai il luogo né il tempo giusto per parlarne e votare a favore. Un’occasione, a questo punto obbligatoria, perché la maggioranza spieghi meglio le sue posizioni sarà la prossima assemblea legislativa in cui le questioni torneranno di nuovo in discussione.