Reddito di solidarietà: per il 77% dei beneficiari nessun percorso lavorativo. Questo è l’assistenzialismo di Bonaccini

“Il presidente Bonaccini e l’assessore Gualmini, così impegnati a criticare il reddito di cittadinanza che varerà il governo, hanno dimenticato di fornire alla stampa i dati su quanti posti di lavoro reali sono stati creati per le 2mila persone coinvolte nei percorsi formativi del REI e del RES. Un numero molto probabilmente vicino allo zero e che dimostra come Bonaccini stia utilizzando i soldi del reddito di solidarietà per fare ciò di cui accusa, a sproposito, gli altri: ovvero assistenza sociale”.

A dichiararlo è Silvia Piccinini, capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle, riguardo alle recenti dichiarazioni del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e della vicepresidente Elisabetta Gualmini sull’attuazione del reddito di solidarietà in Emilia-Romagna.

“I dati sul RES presentati dalla Giunta confermano che la risposta regionale sul fronte della lotta alla povertà è debole e sbagliata, come temevamo – spiega Silvia Piccinini – Innanzitutto, spacciano come intervento regionale una misura costituita in larga parte dall’intervento statale, cioè il REI. Il RES infatti si limita ad integrare in piccola misura le erogazioni statali. La Giunta fa intenzionalmente confusione riportando solo l’importo cumulativo di REI (Stato) e RES (Regione), parlando nei casi dei nuclei mono personali di 300 euro. Ma di questi 200 sono erogati dallo Stato con il REI, quindi il contributo regionale è in realtà solo la piccola quota restante. Ma è sul fronte dell’inserimento lavorativo che la coppia Bonaccini-Gualmini dà il meglio di sé, citando percorsi di orientamento, formazione e tirocini attivati per 2.304 beneficiari. In realtà si tratta di meno del 23%, quindi nettamente meno di un quarto dei diecimila nuclei beneficiari del RES. Si tratta poi di misure già previste da leggi preesistenti e che verrebbero attivate egualmente derivando dalle norme regionali per le categorie svantaggiate. Nulla, ovviamente, si dice sugli esiti di queste misure di attivazione lavorativa, senza indicare se i servizi siano riusciti a proporre un lavoro vero a questi beneficiari. Questi stessi numeri però ci dicono che il 77% dei nuclei beneficiari del RES non ha avuto nessuna proposta di attivazione sociale o lavorativa che, vale la pena ricordarlo, non sono una proposta di lavoro, ma magari semplicemente un colloquio o un corso. In altri termini Bonaccini sta usando i fondi del RES per fare proprio ciò di cui accusa continuamente gli altri: ovvero pagare qualcuno per farlo rimanere desolatamente sul divano. Il reddito di cittadinanza proposto dal M5S in Regione, ed ora in Parlamento, invece sarà legato a veri e concreti percorsi di attivazione lavorativa” conclude Silvia Piccinini.