Sanità, Sensoli (M5S): “La Regione diminuisca il costo dei ticket. Alcuni esami superano il tetto massimo consentito”

“Nonostante sia passato più di un anno dall’approvazione della nostra risoluzione sull’abbattimento dei costi dei ticket regionali per alcune prestazioni sanitarie, purtroppo si verificano ancora dei casi dove i pazienti sono costretti a pagare una cifra addirittura superiore a quello che dovrebbe essere il tetto massimo consentito. È successo qualche giorno fa a Imola ma segnalazioni ci arrivano anche da altre città. Per questo chiediamo alla Regione di attuare una modifica urgente al sistema per evitare che casi del genere si ripetano”.

È questa la richiesta di Raffaella Sensoli, capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, contenuta in una interrogazione presentata alla Giunta riguardo al caso denunciato qualche giorno fa dai sindacati a Imola dove un cittadino, che doveva sostenere un esame del sangue alla tiroide, si è trovato a pagare una cifra addirittura superiore (41,15 euro) rispetto al costo massimo che dovrebbe avere la prestazione stessa (39,45).

“Vogliamo capire se si tratta di una svista colossale del sistema o la conferma che si sta cercando in tutti i modi di spingere i cittadini di rivolgersi al privato, visto che come in questo caso, si potrebbe godere dello stesso servizio al medesimo prezzo con tempi di attesa però notevolmente inferiori – spiega Raffaella Sensoli – Per questo chiediamo alla Giunta di fare chiarezza e di valutare, se queste criticità dovessero essere confermate, una modifica al sistema del pagamento dei ticket. È incredibile che nonostante sia passato più di un anno dall’approvazione dei una nostra risoluzione che impegnava la Giunta ad abbattere il costo dei ticket non sia stato fatto ancora nulla, come il caso di Imola purtroppo dimostra”.

“Questo sistema sta creando problemi alla sanità pubblica per l’ammortamento delle strumentazioni – conclude Raffaella Sensoli – Sembra che ci sia una volontà di travaso di utenza verso il privato, tendenza che è legittimata anche dall’acquisto di servizi dal privato da parte delle AUSL che rinunciano a potenziare le proprie strutture scegliendo di comprare pacchetti di prestazioni dal privato”.