Stoccaggio gas e metano, Gibertoni (M5S): “Verificare procedura sicurezza dei siti e compatibilità ambientale con il territorio”

“L’Emilia-Romagna è ormai il principale hub per lo stoccaggio e la ricerca di idrocarburi, in particolare gas e metano. Per questo credo che sia necessario che la Regione avvii una seria riflessione sulle ripercussioni che queste attività hanno sul territorio e al tempo stesso verifichi il rispetto delle normative di sicurezza a partire dall’esistenza o meno dei Piani di emergenza esterna”. È questa la richiesta di Giulia Gibertoni contenuta in un’interpellanza presentata alla giunta regionale e che riguarda i siti di stoccaggio e di ricerca di idrocarburi presenti in Emilia-Romagna.

“Il nostro territorio si pone come hub del sistema metanifero nazionale. In particolare, l’importanza dell’Emilia-Romagna nel trasporto nazionale del gas risulta evidente analizzando anche la struttura della rete italiana, da cui emerge come esso svolga un ruolo di connessione fra il NordEst, il Nord-Ovest e le aree centro-meridionali del Paese – spiega Giulia Gibertoni – In particolare, il nodo fondamentale è collocato a Minerbio-Poggio Renatico tra Bologna e Ferrara, dove confluiscono le principali condotte. Inoltre, sono presenti anche aree di stoccaggio di gas naturale. Con i tre siti di Cortemaggiore, Minerbio, Sabbioncello, tutti operati da Stogit, l’Emilia-Romagna dispone di un terzo della capacità di stoccaggio a livello nazionale, seconda solo alla Lombardia, e a questi si aggiunge il sito di San Potito e Cotignola (Edison Stoccaggi). Ovviamente la presenza di queste strutture necessita del rispetto delle norme di sicurezza per evitare possibili rischi”. La normativa attuale, ricorda Gibertoni, prevede che il Prefetto, d’intesa con le Regioni e con gli enti locali interessati, sentito il Comitato Tecnico Regionale e previa consultazioni della popolazione, predisponga un Piano di Emergenza Esterna (PEE) relativo allo stabilimento e ne coordini l’attuazione. Lo scopo del PEE è quello di controllare e circoscrivere gli incidenti in modo da minimizzare gli effetti e limitare i danni per l’uomo, l’ambiente e i beni; mettere in atto le misure necessarie per proteggere l’uomo e l’ambiente dalle conseguenze di incidenti rilevanti, in particolare mediamente la cooperazione negli interventi di soccorso con l’organizzazione di protezione civile; informare adeguatamente la popolazione e le autorità competenti; provvedere al ripristino e alla bonifica dell’ambiente dopo un incidente rilevante.

“L’esercizio ordinario degli impianti di stoccaggio gas comporta in entrambe le fasi operative di compressione/stoccaggio e di trattamento/erogazione, il rilascio in atmosfera di gas naturale – aggiunge Giulia Gibertoni – Vi è inoltre una possibilità di inquinamento dei terreni e delle acque sotterranee, fondamentalmente contaminazione da idrocarburi, così come si è verificato in Abruzzo a Cupello presso un impianto Stogit e anche presso l’impianto di Sergnano dove dal 2011 è in corso una bonifica per contaminazione da benzene e toulene”. Ecco perché Giulia Gibertoni chiede di verificare la presenza dei Piani di Emergenza Esterna di avviare un monitoraggio di tutti gli impianti per la salvaguardia dell’ambiente e della salute, allo scopo anche “di fornire un supporto nella pianificazione dello sviluppo sostenibile del territorio in rapporto alle attività agricole e zootecniche presenti sul territorio regionale, che producono beni e materie prime che hanno permesso all’Emilia-Romagna di essere considerata in tutto il mondo una delle regioni più ricche di prodotti tipici enogastronomici rappresentati nella cosiddetta Food Valley”.