Treni, con la fusione tra FER e RFI tre linee a rischio chiusura. Piccinini (M5S): “Governo Gentiloni le ha declassate e Bonaccini le lascerà morire”

Tre linee ferroviarie dell’Emilia-Romagna a rischio chiusura tra poco più di un anno: è l’effetto dell’accordo siglato nel 2017 da Bonaccini con l’allora premier Gentiloni e il ministro Delrio che prevede il passaggio delle linee gestite attualmente da FER a RFI. Tutte tranne tre: la Modena-Sassuolo, la Ferrara-Codigoro e la Reggio-Ciano che dal 2021 resteranno in capo alla Regione e saranno quindi destinate a scomparire. A lanciare l’allarme è Silvia Piccinini, consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle, che chiede alla giunta di fare chiarezza sul caso che rischia di avere pesantissime ripercussioni sull’intero sistema dei trasporti della regione.

“Lo sciagurato accordo siglato da Bonaccini e l’allora governo guidato dagli esponenti del suo partito si stabilisce il trasferimento a RFI delle linee della rete regionale dalla fine del 2020 – spiega Silvia Piccinini – Ad aprile del 2018 però il governo Gentiloni, ormai agli sgoccioli, ha stilato l’elenco delle linee regionali che assumono rilevanza per la rete ferroviaria nazionale e che quindi possono essere destinatarie dei finanziamenti statali. Da questo elenco però sono state escluse la Reggio-Ciano, la Modena-Sassuolo e la Ferrara-Codigoro che in questo modo non potranno passare ad RFI e resteranno in capo alla Regione, con più di una probabilità di essere dismesse nel giro di pochissimo tempo”. A sostegno di questa tesi ci sono i numeri sulle risorse che negli ultimi anni la Regione ha destinato alla manutenzione delle ferrovie regionali gestite direttamente da FER.

“Da anni ormai le giunte del PD a guida della Regione riservano pochi spiccioli alle linee ferroviarie di diretta competenza della Regione – aggiunge la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle – Quest’anno sono stati stanziati 14 milioni per la manutenzione di 364 km di binari, in pratica neanche 44 mila euro a km. Venti volte di meno della Lombardia che, per le sue linee di circa 85 chilometri interconnesse con quelle nazionali, investe in manutenzione la bellezza di 90 milioni di euro. Numeri simili è possibile trovarli anche in Campania, dove si investono 110 milioni di euro, per non parlare del Veneto che ha previsto un piano di 90 milioni di euro soltanto per l’eliminazione dei passaggi a livello. Ma siccome Bonaccini e Donini pensano nei fatti solo alla Cispadana, le risorse in Emilia-Romagna si trovano e vengono previste solo per ‘la cura del cemento’ e per un’autostrada che è in naftalina ormai da quasi 30 anni: oggi siamo a 280 milioni stanziati o promessi da viale Aldo Moro. Con pochi di più – conclude Silvia Piccinini – si assicurerebbe su tutta la rete regionale lo stesso standard di sicurezza nazionale, che significherebbe poter superare il limite di velocità dei treni sulle linee FER, oggi a 70 km/h, e garantire così un servizio degno, efficiente ed attrattivo per i pendolari, oltre a salvare le tre linee che Bonaccini e Donini di fatto stanno condannando a morte”.