Tra i tanti castelli tenebrosi presenti nel nostro Paese, questo conserva la nomina del più infestato d’Italia: le testimonianze di chi ha varcato la porta.
Halloween è alle porte, e con esso la voglia di adrenalina che pervade gli amanti del brivido. Non è un caso se in queste settimane tornano a galla i manieri più celebri d’Italia, noti per le loro presunte apparizioni e leggende di fantasmi che vagano per i corridoi. Tutto molto spettrale, certo, ma oggi vogliamo andare controcorrente. Non vi diremo quali castelli visitare, bensì quello che sarebbe meglio evitare. Perché questo, grazie alla sua lunga storia e alle numerose testimonianze, si è guadagnato la fama del più infestato del Paese.
La sua origine è antica: costruito per difendere il ponte sul torrente Banna, lungo l’antica via romana, nel tempo è passato di mano tra romani, longobardi e cavalieri templari. È da loro, forse, che nascono le leggende più oscure che ancora oggi lo circondano.
Perché non andarci? Primo, perché sarebbe teoricamente vietato – anche se qualcuno ci entra lo stesso. Secondo, perché se non si ha abbastanza fegato, l’esperienza potrebbe risultare fin troppo realistica.
Si trova a pochi chilometri da Moncalieri, in Piemonte, e le storie che ruotano intorno al Castello della Rotta non si contano più. C’è chi giura di aver visto ombre muoversi tra le mura, chi ha sentito passi sul ponte levatoio e chi racconta di un odore improvviso di rose in piena notte. Per i più romantici è la dama che si tolse la vita per amore, per gli altri solo un gioco del vento. Fatto sta che il profumo, dicono, appare e scompare senza logica.
Tra le leggende più note, quella del bambino e della nutrice: una storia che inizia come una favola e finisce malissimo. Il piccolo, dispettoso e incontenibile, sfuggì alla sua tata dopo una strigliata e finì travolto da una carrozza. La donna, sconvolta, si tolse la vita. Da allora, si dice che le loro anime si cerchino ancora, lasciando dietro di sé pianti sommessi e quel profumo di fiori freschi.
Poi c’è il frate della Rotta, un ex nobile convertito in monaco guerriero dopo aver perso la sua amata durante un assedio. La leggenda vuole che il suo spettro compaia a cavallo, coperto da un mantello nero, proprio quando il cielo si fa più scuro del solito.
Non mancano le versioni più cruente: un cavaliere decapitato che vaga con la propria testa in mano e una donna tradita che ancora oggi, pare, si aggiri nei campi intorno al maniero. Tutti racconti tramandati da secoli, ma anche testimoni recenti dicono di aver visto luci muoversi dietro le finestre chiuse.
Suggestione o qualcosa di più? Difficile dirlo. Di certo, chi passa da lì giura che l’aria cambia, diventa più fredda, più densa. Forse è solo il vento della pianura piemontese. O forse no.
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