“Il sequestro della discarica di Finale Emilia operato questa mattina dai Carabinieri, oltre ad essere l’ennesima pagina oscura di una vicenda a dir poco inquietante che coinvolge Comune e Regione, è la pietra tombale su qualsiasi richiesta di ampliamento. A questo punto non è necessario nemmeno attendere il pronunciamento del TAR che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Il progetto di portare la capacità dell’impianto a 1,8 milioni di metri cubi di rifiuti deve essere accantonato definitivamente”.
È questo il commento di Giulia Gibertoni dopo che questa mattina i Carabineri del Nucleo Investigativo e quelli del NIPAAF Carabinieri Forestali di Modena hanno messo i sigilli all’impianto gestito dalla società Feronia srl nell’ambito di un’inchiesta portata avanti dalla Procura di Modena.
“Se le accuse mosse dagli inquirenti dovessero trovare conferma, ci troveremmo davanti a una situazione davvero molto grave con il coinvolgimento diretto oltre che dei membri dell’ex amministrazione comunale di Finale, anche dei vertici della società che gestisce l’impianto ed ex funzionari dell’allora Provincia di Arpae – spiega Giulia Gibertoni – Poco meno di un anno fa avevo presentato un’interpellanza (l’ennesima, dopo altri 5 anni) alla giunta regionale proprio per chiedere di bloccare l’autorizzazione all’ampliamento della discarica e di sottoporre tutto l’iter procedimentale alla Consulta per la legalità. La mia richiesta era legittimata dal fatto che durante le indagini sugli appalti tra il 2015 e il 2016 del Comune di Finale erano emerse chiaramente pressioni sulla realizzazione della discarica. Una sollecitazione che però la Regione ha fatto cadere nel vuoto visto che la risposta che mi è stata fornita in aula dall’assessore Gazzolo a marzo di quest’anno è stata a dir poco inconcludente, visto che si era limitata a dire di non aver ricevuto nessuna comunicazione dell’indagine della magistratura sull’impianto. Oggi, a otto mesi di distanza, i nodi vengono al pettine e finalmente è chiaro a tutti che non eravamo solo noi a nutrire dei dubbi sulla legalità di quel progetto funzionale all’interesse di pochi e contrario alle esigenze della comunità finalese. A questo punto – conclude Giulia Gibertoni – ci aspettiamo che la Regione prenda coscienza di quanto è accaduto e rinunci una volta per tutte a questo scellerato progetto di ampliamento che aggraverebbe ulteriormente l’impatto ambientale non solo di Finale ma di tutta la Bassa modenese già condannata dall’amministrazione regionale ad essere un polo pattumiera”.