“La Giunta spieghi il finanziamento di quasi 200mila euro concesso senza gara a Finanziaria Bologna Metropolitana spa una settimana dopo aver annunciato di voler dismettere le quote di partecipazione e per un compito che poteva benissimo essere svolto da personale interno”. È questa la richiesta di Silvia Piccinini ed Andrea Bertani, consiglieri regionali del M5S, contenuta in una interrogazione che riguarda il caso dell’affidamento senza bando da parte della Giunta di ben 190mila euro alla Finanziaria Bologna Metropolitana (FBM) per portare a termine una serie di controlli e di supporto tecnico alla Regione sulle attività finanziate con i fondi del POR-FESR, sia quelli che hanno riguardato il 2007-2013 che quelli fino al 2020.
“La Giunta agli inizi di aprile, parlando delle società partecipate da dismettere, aveva individuato proprio in FBM una di quelle da cui ritirarsi anche a fronte della quota minima in possesso (solo l’1%). Pochi giorni dopo, il 18 aprile, appigliandosi alla marginalissima quota posseduta, ha firmato una delibera in cui concedeva alla stessa 190 mila euro, 10 mila in meno proprio poco sotto la soglia per dribblare il ricorso alla procedura della gara attraverso un bando, per attività di controllo e supporto tecnico per l’assegnazione e gestione dei fondi FESR – spiegano Silvia Piccinini ed Andrea Bertani – Si decide di uscire da FBM, ma ci si nasconde dietro l’1% posseduto ancora per un po’. Inoltre questo compito potrebbe essere svolto tranquillamente internamente dalla Regione, oppure attraverso per esempio la società completamente in house ERVET, pagata peraltro per fare cose del tutto simili, evitando così anche un possibile conflitto di interessi che riguarda proprio la gestione di questi fondi”.
La Finanziaria Bologna Metropolitana spa, di cui Viale Aldo Moro detiene l’1%, ha una base societaria costituita in via del tutto prioritaria dal Comune di Bologna, dalla Città metropolitana di Bologna, dalla Camera di Commercio di Bologna (ciascuno con il 32,83% delle quote) nonché, in via residuale, dall’Università di Bologna (0,50%). “Visto che questi soggetti possono concorrere l’accesso a questi fondi, affidare il controllo su di essi a una società controllata da loro stessi ci sembra quantomeno un cortocircuito non indifferente – aggiungono Silvia Piccinini ed Andrea Bertani – Per questo chiediamo alla Giunta di spiegare tutti i passaggi che hanno portato a questo affidamento diretto e la loro motivazione, e soprattutto se non sia palese un conflitto di interessi. Di sicuro è palese che il l’11 aprile la Giunta dichiara di volere uscire da FBM, ed una settimana dopo si attacca a 1% di in house per un consistente incarico senza gara e senza concorrenti”.