Cosa succede se la cartella non notificata correttamente non interrompe la prescrizione: la sentenza che cambia tutto per i contribuenti
Un recente caso approdato davanti alla Suprema Corte ha riportato al centro del dibattito un tema che interessa moltissimi contribuenti: la cartella non notificata correttamente e le conseguenze sul debito fiscale. L’ordinanza n. 12083 del 7 maggio 2025 della Corte di Cassazione ha stabilito che, se manca la prova della notifica valida, il credito si considera prescritto e l’Agenzia delle entrate resta senza possibilità di riscossione.

La vicenda riguardava un contribuente che aveva ricevuto, a distanza di molti anni, una richiesta di pagamento. Secondo la sua difesa, la cartella risalente al 2005 non era mai stata notificata in maniera conforme alla legge. In particolare, mancava la dimostrazione dell’invio della raccomandata informativa prevista nei casi di irreperibilità relativa. Proprio questo vizio di forma ha portato la Cassazione a dichiarare inefficace l’interruzione della prescrizione.
La Corte ha richiamato anche la sentenza n. 258/2012 della Corte Costituzionale, che aveva già dichiarato illegittima la vecchia norma sull’art. 26 del Dpr n. 602/1973 nella parte in cui non rispettava le garanzie previste dall’art. 140 del Codice di procedura civile. Ciò significa che, anche se la notifica era stata tentata prima della pronuncia costituzionale, le nuove regole devono comunque applicarsi se la questione è ancora aperta.
I passaggi obbligatori per una notifica valida
Secondo i giudici della Suprema Corte, la notifica non è un dettaglio formale ma un requisito fondamentale per la validità della cartella. Quando il destinatario è temporaneamente assente si parla di “irreperibilità relativa”, e in questi casi la legge impone una procedura precisa che deve essere seguita senza eccezioni. Solo così la notifica può considerarsi valida e produrre effetti giuridici.

La Corte ha chiarito che questi adempimenti servono a garantire il diritto di difesa del contribuente, che deve essere effettivamente messo in condizione di conoscere l’atto e reagire. Non basta quindi il semplice deposito presso il Comune o l’affissione di un avviso: la procedura prevede passaggi concatenati e documentati. In particolare, nei casi di irreperibilità relativa occorre rispettare tre passaggi fondamentali:
- deposito dell’atto in busta chiusa presso la casa comunale;
- affissione dell’avviso di deposito alla porta dell’abitazione;
- invio di una raccomandata informativa con avviso di ricevimento.
Se anche uno solo manca, la cartella non è notificata correttamente e il debito fiscale si prescrive. È ciò che è avvenuto nel caso esaminato, dove la raccomandata informativa non era mai stata spedita. La decisione ribadisce che le regole di notifica non sono formalismi, ma garanzie essenziali per il cittadino, e che una semplice irregolarità può cancellare definitivamente la pretesa fiscale.