E se ti dicessimo che hai pagato sempre la Tari più del dovuto e che ti spetta un rimborso? Interviene la Cassazione.
Una sentenza che chiarisce aspetti fondamentali che riguardano il calcolo della tassa sui rifiuti a carico di utenze domestiche e non domestiche. Secondo quanto stabilito, molti contribuenti hanno pagato somme superiori al dovuto a causa di un’errata interpretazione delle normative in vigore.

Potrebbe aprirsi la strada della contestazione e della richiesta di rimborso. La sentenza ha evidenziato che il calcolo della TARI deve basarsi esclusivamente sulla superficie effettivamente utilizzata e sulla reale produzione di rifiuti, escludendo spazi come balconi, cantine o altri locali non produttivi di rifiuti assimilabili a quelli domestici.
Questo principio è stato spesso trascurato dalle amministrazioni comunali che hanno alzato i costi senza poterlo fare. Numerosi cittadini e aziende hanno versato un importo più alto rispetto a quanto previsto dalla legge, configurando una situazione che consente oggi di avanzare richieste di rimborso, anche per importi accumulati negli ultimi dieci anni, periodo entro cui è possibile esercitare l’azione di recupero.
In seguito alla sentenza, i cittadini coinvolti si chiedono come poter recuperare le somme pagate indebitamente. Il primo passo consiste nel verificare attentamente le bollette TARI ricevute negli anni, controllando le superfici considerate ai fini del calcolo e confrontandole con la reale situazione catastale e d’uso degli immobili. Occhio alle bollette, dunque.
Tari pagata oltre il dovuto: come chiedere il rimborso
Occorre richiedere un’istanza di rimborso direttamente al proprio Comune di residenza o alla società che gestisce la riscossione della tassa.

L’istanza deve contenere una dettagliata esposizione dei motivi per cui si ritiene di aver pagato un importo errato, accompagnata da tutta la documentazione utile, come copie delle bollette, planimetrie catastali e la sentenza della Cassazione. Nel caso in cui l’ente locale respinga la richiesta o non risponda entro i termini previsti, il contribuente può rivolgersi al giudice tributario, presentando un ricorso che potrà beneficiare del precedente giurisprudenziale ormai consolidato.
La sentenza della Cassazione rimescola completamente le carte e ora enti locali e gestori della raccolta rifiuti dovranno rivedere i loro piani. Sarà necessario, infatti, tornare sui criteri di calcolo e sulle modalità di riscossione della TARI, allineandoli ai principi indicati dalla Cassazione per evitare contenziosi e richieste di rimborso future. I Comuni dovranno aggiornare i regolamenti comunali e le delibere relative alla tassa, garantendo maggiore trasparenza e correttezza nel conteggio delle superfici imponibili. Si prospetta un aumento delle istanze di rimborso, che richiederà un’organizzazione più efficiente degli uffici tributi per gestire le pratiche in modo rapido e conforme alla legge.