Donazioni sangue in calo, bisogna cambiare le regole della Regione

Nel 2014 nella nostra regione si è registrato un calo del numero delle donazioni di sangue
Nel 2014 nella nostra regione si è registrato un calo del numero delle donazioni di sangue

Capire a fondo le ragioni che hanno portato nell’ultimo anno a un drastico calo delle donazioni di sangue in Emilia-Romagna. È questo il tema dell’interrogazione depositata da Raffaella Sensoli, consigliere regionale M5S e vicepresidente della Commissione Sanità dell’Assemblea Legislativa.

“Dopo l’entrata in vigore del nuovo Piano regionale sangue e plasma 2013-2015 molte nostre città hanno registrato un consistente calo delle donazioni di sangue – spiega la consigliera regionale – Alla fine del 2014, per esempio, Bologna aveva avuto più di 6mila donazioni in meno rispetto all’anno precedente. Stesso trend negativo anche a Ravenna con 2421 donazioni in meno, Parma 1956, Ferrara 713, Reggio Emilia 565. Criticità che a nostro avviso sono dovute all’introduzione della riorganizzazione della rete di raccolta che ha portato alla chiusura di numerosi punti di raccolta e l’instaurazione di un rapporto sempre più complicato con le associazioni di volontariato, come Avis e Fidas, il cui lavoro è stato sempre preziosissimo. Una correlazione che è evidente, per esempio, a Modena dove è stato possibile mantenere una buona capacità di donazione visto che lì i punti di raccolta sono rimasti pressoché invariati”.

Nella sua interrogazione la consigliera Sensoli pone l’accento sulle criticità contenute nel Piano regionale sangue e plasma 2013-2015 e sulle sue novità che avrebbero generato effetti negativi sul sistema di raccolta. “Per l’attuazione del Piano da parte della Regione alle associazioni di volontariato è richiesto, ai fini dell’accreditamento, per la sicurezza del donatore e del ricevente, che i Punti di Raccolta siano in possesso di specifici requisiti strutturali e tecnologici – spiega la vicepresidente dalla Commissione Sanità – In questo modo si spingono le associazioni a concentrare i punti di raccolta quando piuttosto sarebbe opportuno mantenere e rafforzare quei requisiti che fino ad oggi hanno permesso loro di operare, cercando di coniugare sicurezza e radicamento sul territorio. Oltre al fatto che in questo modo si certificherebbe che fino ad oggi le condizioni di sicurezza non erano presenti in tutti i punti”. Per questo nella sua interrogazione la consigliera del M5S chiede alla Giunta di fornire i dati di raccolta del sangue suddivisi per provincia pre e post entrata in vigore del Piano di riorganizzazione, in modo da poter effettuare una valutazione complessiva sull’impatto che le nuove regole stanno avendo su un settore così importante.

“Quello che vorremmo sapere dalla Giunta è perché per l’accreditamento dei punti di raccolta si è deciso di applicare maggior rigore di quanto prevede la normativa nazionale – conclude Raffaella Sensoli – Forse sarebbe opportuno rivedere questo sistema per riallinearlo a quanto accade nel resto del Paese,  evitando così inutili vessazioni sulle associazioni”.