Ex Guardia medica, Sensoli (M5S): “Verificare procedure di reclutamento dell’AUSL di Bologna”

Una procedura non corretta che riguarda il reclutamento dei medici di continuità assistenziale da parte dell’AUSL di Bologna. È la situazione descritta da Raffaella Sensoli, capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle, all’interno di una interrogazione rivolta alla Giunta e che chiede conto della situazione che riguarda i medici di continuità assistenziale (ex guardia medica). “Nonostante in tutta l’Emilia-Romagna i posti vacanti siano almeno 305, da Piacenza alla Romagna, le AUSL regionali non adottano criteri uniformi per quel che riguarda i turni di servizio e le chiamate – spiega Raffaella Sensoli – Per esempio a Bologna alcuni medici di continuità assistenziale sono impegnati in servizio in modalità strutturata pur essendo dei cosiddetti ‘reperibili’, ledendo in questo modo i diritti di quei medici regolarmente presenti nelle graduatorie regionali e aziendali. Di fatto questo metodo blocca le graduatorie i cui componenti lamentano di non ricevere alcuna chiamata da parte dell’Azienda pur essendo regolarmente presenti in posizione utile all’interno della graduatoria aziendale”.

Questi incarichi, infatti, dovrebbero essere coperti seguendo il rapporto ottimale e secondo i disposti dell’art. 65 e 70 dell’ACN che prevedono la pubblicazione semestrale di “ore carenti” della graduatoria regionale, l’attribuzione di incarichi strutturati mediante l’istituto dell’incarico provvisorio (con orario settimanale di 24 ore da graduatoria aziendale) e l’eventuale attribuzione di completamenti orari. Tutte circostanze che non sarebbero rispettare nel caso bolognese. “Alla luce di tutto ciò crediamo che la Regione debba intervenire in primo luogo per verificare la correttezza di questa procedura – conclude Raffaella Sensoli – La cosa migliore da fare è quella di pretendere l’adozione di criteri omogenei in tutte le AUSL della regione, in modo da evitare alla radice comportamenti scorretti e illeciti, anche perché questa situazione è in aperto contrasto con quanto scritto nel Piano sanitario regionale”.