“Il silenzio di questi giorni di Bonaccini e della sua Giunta sul caso del processo Aemilia non è un bel segno. Lasciare che il procedimento più importante contro la criminalità organizzata in Emilia-Romagna sia ancora in forse per la mancanza di una sede è molto grave, e lo sarebbe ancor di più se il processo fosse trasferito a Firenze. A quel punto sarebbe difficile non pensare che chi governa questa regione ha il solo obiettivo di non sporcarsi le mani con questa vicenda: lontano dagli occhi, lontano dalla coscienza collettiva?”.
Giulia Gibertoni, capogruppo M5S in Regione, ha presentato una interrogazione alla giunta regionale per chiedere che ci si esprima in maniera netta e definitiva sul caso del processo Aemilia che, come hanno denunciato nei giorni scorsi il procuratore generale Roberto Alfonso e il presidente del Tribunale di Bologna Francesco Scutellari, rischia di non vedere mai la luce a causa della mancanza di uno spazio idoneo. Pericolo che il M5S ha cercato di scongiurare invitando la Regione a farsi carico delle spese per l’affitto di un padiglione della Fiera, unico spazio al momento ritenuto idoneo dalla magistratura per poter svolgere regolarmente il processo.
“Ci aspettavamo che Bonaccini e la sua maggioranza dicessero immediatamente che la Regione era pronta a fare la sua parte, e invece non abbiamo sentito alcuna parola decisiva su questa vicenda – aggiunge Giulia Gibertoni – Un fatto molto grave per chi, appena una settimana fa, ha approvato in pompa magna una nuova legge antimafia e che alla luce di questo incredibile immobilismo rischia di essere solo uno sterile esercizio di retorica”. Nella sua interrogazione la capogruppo M5S chiede alla Giunta di farsi parte attiva nella ricerca e nella messa a disposizione di spazi adeguati al processo, anche coinvolgendo la Fiera di cui Viale Aldo Moro è azionista.
“Se non agiamo al più presto il rischio che il processo sia condannato all’esilio è sempre più concreto – conclude Gibertoni – Questo significherebbe che non c’è la volontà, prima di tutto politica, di prendere atto della realtà e di elaborare un percorso che sia una ripartenza comune: questo processo deve restare qui, ed è qui che deve svolgersi per trovare il suo senso pieno, che va oltre il fatto di cronaca: il processo ora è parte fondamentale della nostra riappropriazione e della diffusione dei valori della legalità. Spingerlo altrove vuol dire non saper affrontare la questione o non volerla neppure vedere. Nei due casi un limite grave”.