Sprechi alimentari, Gibertoni (M5S): “I posti di ispezione frontaliera donino il cibo al volontariato”

Destinare il cibo che non utilizzato per i controlli igienico-sanitari ad associazioni di volontariato o alla Caritas così come avviene già nel Lazio e in Toscana. È quanto propone Giulia Gibertoni con una risoluzione, che verrà discussa nelle prossime sedute dell’Assemblea Legislativa, nella quale si chiede una modifica del modus operandi dei PIF, ovvero i Posti d’ispezione frontaliera, che effettuano controlli igienico-sanitari su prodotti e sottoprodotti di origine animale, provenienti da altri Paesi e destinati sia all’Italia che all’Unione europea, o anche solo in transito.

“Di solito questi controlli interessano due parti del prodotto ma solo su uno di questi vengono effettivamente svolte le analisi – spiega Giulia Gibertoni – Una volta conclusa l’ispezione il campione non utilizzato, anche se risulta idoneo al consumo, viene distrutto smaltendolo poi come rifiuto speciale così come stabilisce prassi per tutti i materiali che entrano in laboratorio. Visto che nella maggior parte dei casi i controlli danno esito negativo già sul primo campione, il risultato è che la questa procedura portata avanti all’interno dei PIF genera uno spreco di cibo intollerabile e sul quale vale la pena cercare di trovare degli accorgimenti”.

Per questo Giulia Gibertoni chiede per i Posti d’ispezione frontaliera presenti in Emilia-Romagna di seguire l’esempio di quanto fatto nel Lazio e in Toscana dove gli alimenti in ottimo stato di conservazione, prelevati per le ispezioni sanitarie, sono stati donati a chi ne ha realmente bisogno. “Si tratta di un’iniziativa sperimentata con successo dall’Istituto zooprofilattico di Lazio e Toscana che si basa su un protocollo approvato dal Ministero della salute che ha già permesso di donare circa 350 kg di carne e prodotti della pesca congelati alla Caritas di Pisa e oltre a 1000 kg di alimenti vari destinati alla sede di Firenze. Un metodo – conclude Giulia Gibertoni – che potrebbe essere replicato anche in Emilia-Romagna, in accordo con il Ministero della Salute affinché si inneschi un processo di recupero virtuoso di cibo da destinare organizzazioni solidali, per interventi a sostegno delle persone in difficoltà economica, ed un risparmio sui costi di smaltimento dei questi prodotti alimentari ancora utili per la produzione di pasti”.