Bando regionale mense scolastiche, Piccinini (M5S): “Presenza prodotti biologici insufficiente”

mensa-scuola“Troppo poco biologico nel bando regionale che la Regione ha predisposto per la gestione delle mense scolastiche”. È questa la denuncia di Silvia Piccinini, consigliera regionale del M5S, che ha presentato una interrogazione (sottoscritta anche dal collega Andrea Bertani) per chiedere alla Giunta un chiarimento sul bando dell’agenzia Intercent-ER che sarà assegnato nelle prossime settimane. Si tratta di una procedura aperta, su base d’asta 107 milioni di euro per due anni, per l’affidamento del servizio di ristorazione scolastica suddivisa in nove lotti territoriali.

“All’interno di questo bando, che pur introduce un criterio di omogeneità tra le diverse realtà locali, abbiamo riscontrato alcune criticità – spiega Silvia Piccinini – Le stesse rilevate anche l’Osservatorio Mense di Bologna. Le più importanti riguardano proprio la percentuale di prodotti biologici che, oltre a non essere sufficienti, vanno anche contro quanto deliberato dalla Regione nel 2013”. Il riferimento è alla delibera 140 del 24 settembre del 2013 che ha dato il via libera al programma per l’orientamento dei consumi e l’educazione alimentare che prevedeva che i capitolati d’appalto del servizio di ristorazione collettiva per le scuole, gli ospedali e le case di riposo dovessero prevedere “una percentuale di biologico del 100% su tutti i generi reperibili”.

“Un limite che questo bando di fatto non rispetta visto che per alcuni prodotti, come la carne per esempio, viene tollerata una percentuale minima del 15 per cento – aggiunge Silvia Piccinini – Visto che la legge regionale 29 del 2002 stabiliva una quota del 70% di origine biologica o dop per gli ingredienti di preparazione dei pasti, ci saremmo aspettati che almeno si garantisse il rispetto di questa quota. E invece siamo di fronte a percentuali enormemente più basse”.

Nella sua interrogazione al consigliera regionale del M5S chiede chiarimenti alla Giunta anche sul sistema della “premialità” riservata ai partecipanti al bando. “Chi sarà in grado e offrirà una percentuale maggiore di prodotti ed ingredienti bio nella preparazione dei pasti a nostro avviso non godrà di un vantaggio sufficientemente più grande rispetto a chi, invece, alzerà di poco la quota minima prevista dal bando  – specifica Silvia Piccinini – Questo accadrà perché lo stesso incremento di punteggio, ovvero lo 0,20% verrà dato sia a chi garantirà percentuali più alte di prodotti biologici per i cereali in chicchi, il cui limite è il 70%, che a quelli che punteranno sull’offerta di carne il cui limite però è al 15%. In più visto che spetterà poi ai singoli Comuni sottoscrivere i contratti di fornitura con i soggetti vincitori vorremmo capire se sono stati già previsti dei percorsi di confronto e partecipazione con le famiglie”.