FEMMINICIDI, PICCININI (M5S): CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE LE ISTITUZIONI SI ASSUMANO LA RESPONSABILITÀ DI AVVIARE UN CAMBIAMENTO CULTURALE RADICALE 

“I fatti di cronaca degli ultimi giorni lasciano attoniti: in una sola settimana, nella nostra Regione sono state uccise 4 donne, 108 in Italia dall’inizio dell’anno. Dati agghiaccianti che devono condurre ad una seria riflessione sulle cause e ad azioni decise di contrasto alla violenza di genere”

È il commento di Silvia Piccinini, capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle, a ridosso del momento di riflessione, seguito da un minuto di silenzio, proposto oggi durante la seduta dell’Assemblea Legislativa in vista della giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre.

“È arrivato il momento – prosegue Silvia Piccinini – di interrogarci, come istituzioni, sulle nostre responsabilità in merito al fenomeno e mettere in campo soluzioni che determinino un reale cambio di paradigma.

Il 25 novembre, come ogni anno, sentiremo tanti bei discorsi a favore di telecamere anche da chi, a conti fatti, contrasta ogni tentativo di avviare un processo di cambiamento introducendo, ad esempio, l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole o da chi addirittura vuole arrogarsi il diritto di decidere sul corpo delle donne come nel caso dell’aborto.

Eppure, dovrebbe ormai essere chiaro – continua la consigliera – come la violenza di genere sia un problema strutturale che, i fatti lo dimostrano, non può essere risolto unicamente attraverso misure repressive.

È necessario agire su due diversi livelli, e il MoVimento 5 Stelle in Parlamento sta già lavorando in questo senso.

Il primo ha a che fare con la promozione delle pari opportunità e nello specifico con il colmare il divario di genere nel mondo del lavoro: i dati Istat ci dicono che la pandemia ha causato la perdita di un milione di posti di lavoro, la maggior parte dei quali era occupato da donne.

Il secondo, di fondamentale importanza, riguarda la sfera educativa: affinché le donne non vengano più viste come un oggetto di proprietà di qualcun altro abbiamo bisogno di un cambiamento culturale radicale che deve cominciare dalla lotta agli stereotipi di genere e quindi dall’educazione e dall’istruzione.

Questo processo non è più rimandabile” – conclude Silvia Piccinini.