Stabilimento GLS, Gibertoni (M5S): “Troppe criticità. Questo progetto va rivisto”

“Se pianificare vuol dire costruire capannoni su terreno vergine, allora siamo in grado tutti di farlo. Forse bisognerebbe ricordarsi che l’urbanistica è nata come bisogno di interpretare e guidare i bisogni futuri con il più ampio margine di anticipazione temporale possibile: quindi capire prima di arrivare ad avere stock enormi di case invendute e vuote e distese di capannoni inutilizzati”.

È questo il commento di Giulia Gibertoni riguardo al contestato progetto che vedrà la realizzazione della nuova sede di GLS in via Massarenti a Modena. Intervento che nasconde più di un’insidia e che per questo dovrebbe essere rivisto.

“Ci sono diverse criticità che riguardano questo intervento e che coinvolgono diversi aspetti – spiega Giulia Gibertoni – Il primo riguarda l’impatto che questa struttura avrà sull’impermeabilizzazione del terreno provocato da una colata di 10mila metri quadri di cemento e che inevitabilmente avrà delle ricadute sul regime di ricarica delle falde peggiorando di fatto la situazione attuale. Ci sono poi i costi che saranno rilevanti anche per la collettività. È vero che a norma di legge chi costruisce si fa carico degli oneri e delle infrastrutture ed è così anche in questo caso, ma poi graziosamente tutto passa al Comune che da qui all’eternità se ne dovrà far carico. Ed è facile capire che manutenere una rete di illuminazione, di strade, scolante, fognaria, idrica, che si allungherà sempre di più, diventerà sempre più costoso”. Emblematico poi per Giulia Gibertoni che nella delibera che dà l’ok al progetto ci sia il preciso riferimento allo Sblocca Italia, in particolare all’articolo 17 e alla cosiddetta “semplificazione edilizia”.

“Questa norma altro non è che un inno alla cementificazione selvaggia con il benestare di chi dovrebbe controllare e autorizzare, in questo caso il Comune – aggiunge Giulia Gibertoni – E non è un caso che questa norma sia di fatto il cardine anche della nuova legge urbanistica di cui la Regione sta per dotarsi. Di fatto scompare la “denuncia di inizio attività”, sostituita da una “dichiarazione certificata”, di fatto un’autocertificazione insindacabile e ci si inventa un “permesso di costruire convenzionato”, vera e propria licenza di cementificare che affida al negoziato fra costruttore e Comune l’intero processo, dalla cessione di aree di proprietà pubblica alle opere di urbanizzazione, peraltro eseguibili per “stralci”, cioè di fatto opzionali. È il trionfo dei diritti edificatori generati dalla perequazione urbanistica e delle quote di edificabilità commerciabili”.

Criticità dunque che dovrebbero spingere il Comune di Modena a rivedere questo progetto e a mediare subito con GLS per trovare una valida alternativa alla sua legittima richiesta di espansione, magari utilizzando strutture già esistenti da riqualificare. “Realizzare un capannone su un terreno vergine a fronte di decine di capannoni non utilizzati in aree vicine – conclude Giulia Gibertoni – non è compatibile con il risparmio di suolo che la Regione e il PD dicono di voler attuare”.